Recenti studi hanno dimostrato che la liuteria italiana del secolo XIX, diversamente da quanto sostenuto fino a pochi anni fa, ha rappresentato un momento di grande importanza, creando nuovi stili e metodi di lavoro.
La scuola piemontese è stata quella di maggior prestigio per le sue caratteristiche stilistiche uniche derivanti dall'unione del rigore esecutivo della liuteria d'oltralpe e l'estro creativo di quella italiana.
Non dimentichiamo infatti la presenza di molti fabbricanti o commercianti francesi in Torino durante la dominazione napoleonica a inizio secolo che influenzò profondamente la produzione locale.Questo fiorente periodo ebbe inizio con l'arrivo a Torino di Giovanni Battista Guadagnini, i cui strumenti diventarono un modello per molti e le sue intuizioni furono portate avanti da numerose botteghe oltre che dai figli: Gaetano I e Carlo, specialisti nella costruzione di chitarre, nel restauro e nel commercio di strumenti antichi.

Straordinaria figura, considerato oggi uno dei maggiori rappresentanti della liuteria italiana dell''800, il più apprezzato dei dai conoscitori, fu Giovanni Francesco Pressenda. Originario di Lequio Berra (Alba) arrivò a Torino nel 1817-18 dove cominciò a lavorare per alcuni liutai francesi, apprendendone così le grandi capacità per poi crearsi uno stile totalmente suo, realizzando strumenti precisi e tecnicamente perfetti, originali nel modello e ricoperti di una splendida vernice ad olio.

Dopo di lui un altro grande liutaio fu Giuseppe Rocca di Barbaresco (Alba) che, partendo dai "classici", riuscì a creare un proprio stile reinterpretando il modello "Messia" dello Stradivari e quello "Alard" del Guarnieri.

Nello stesso periodo si distingueva anche la bottega di Gioffredo Rinaldi, commerciante molto apprezzato soprattutto a Londra e a Parigi, e quella di Giovanni Battista Guadagnini (e famiglia), da ricordare per i contatti con la scuola francese, con M. Mermillot in particolare. Importante allievo del Rinaldi fu Enrico Marchetti, le cui opere migliori sono da datare agli ultimi anni del secolo XIX e ai primi del successivo.
Altro costruttore che meriterebbe ulteriori studi, fu Giorgio Gatti che utilizzò un modello ispirato al Pressenda. Inconfondibile e molto richiesto lo stile di Carlo Giuseppe Oddone, personale soprattutto nel taglio del riccio e della effe, divenne famoso sia come restauratore che come costruttore; suo allievo fu Evasio Emilio Guerra, bravo costruttore ma poco conosciuto perché spesso lavorò al servizio di contemporanei più noti.

La liuteria italiana moderna è conosciuta nel mondo grazie all'illustre lavoro di Annibale Fagnola; egli costruì strumenti con modelli diversi, prediligendo quello di Pressenda del quale diede varie interpretazioni.

Oggi la scuola piemontese è degnamente rappresentata da altri significativi liutai tra i quali citiamo Arnaldo Morano, Roberto Collini, Gabriele Negri, Italo Ferrarese, Enzo Cena, Paolo Rabbino, Dario Verné.